Laura Barbarini possiede la capacità di ascolto e di attesa, l'intuizione medianica e la pacata consapevolezza di saper far emergere qualcosa dal nulla, la connaturata potenza del femminile affinata da secoli di cultura. Quanto le pertiene, ciò che la circonda, parla di levità, di etereo, di grazia soffusa, di antichi sensi così sottili da finir dimenticati nel caos dell'età moderna. Le sue ricerche muovono in direzioni diverse pur corrispondendo a un'identica necessità di comprensione e di sintonia. Artista contemporanea, Laura Barbarini s'interroga in primo luogo sugli strumenti del suo fare, riflette sulle effettive potenzialità espressive del linguaggio che ha messo a punto, evitando le più radicali innovazioni stilistiche novecentesche, testimoni di lacerazioni, disagi, ferite, per risalire a quella prima emozionante

stagione delle avanguardie che sperimentavano modalità inedite di accordo, conquistando, al contempo e per sempre, una libertà piena e assoluta. Ma dopo un giro di millennio torna legittima la domanda se possano ancora colori e pennelli, velature e timbri pieni, fornire le chiavi per decifrare l'esistente. Se possa ancora la pittura affermarsi come una vera pratica maieutica. Le risposte sono affidate alle carte e alle tele sulle quali Laura "obbliga" o, meglio, gentilmente convince a posarsi sedimenti della coscienza, immagini di figure e di paesaggi che sembrano provenire da distanze e da tempi remoti, pur conservando, e pare un controsenso ma l'artista lo ha già risolto, l'immediatezza dell'apparizione improvvisa. Come testimoniano i dipinti per Cagli, in presa diretta e rivissuti nell'emozione,

verdi di vegetazione e trasparenti d'atmosfera tanto reali quanto soffusi nella dimensione eterea del ricordo. Che riferisce esclusivo solo della nota dominante. Quella che rivela ciò che è più labile e difficile da cogliere, da rendere evidente senza sminuirne la suggestione: in questo caso, il sentimento specifico del luogo, altrove, l'identità segreta della persona. Obiettivi ambiziosi, mete costanti per Laura Barbarini, che le persegue con l'unica perentorietà che si avverte nella sua arte.

Testo di Michela Scolaro dal catalogo della mostra "Antico e Novissimo"